giovedì 10 maggio 2012

Pollicino è un vero genio? (puntata 1)


Se Carlo Petrini (quello di slow food)  leggesse questo blog so già che penserebbe: vabbè, ma tu te la prendi con i Barbapapà, i puffi, Velma Dinkley. Tutta roba moderna. Bisogna tornare alle care vecchie favole di una volta. Favole a chilometri zero, in cui si ritrovano i sani valori della campagna…

Vorrei essere chiaro: trattasi di FREGNACCE.

E ve lo dimostro con una delle fiabe più innocenti: Pollicino, il simpatico racconto di quella sagoma di Charles Perrault (datato 1697 o giù di lì).

Uso questa fiaba perché il mostriciattolo numero 1 ha un’ossessione per Pollicino. Una ossessione che mi ha obbligato a leggere Pollicino quelle 27 volte al mese che fanno sempre piacere.

Vediamo l’inizio, la presentazione della famiglia di Pollicino:

C'era una volta uno spaccalegna e una spaccalegna, che avevano sette bimbi, tutti maschietti. Il maggiore avea solo dieci anni e il più piccolo sette. Come mai, direte, tanti figli in così poco tempo? Gli è che la moglie andava di buon passo e non ne faceva meno di due alla volta.

Era poverissima, e i sette bimbi gl'incomodavano assai, visto che nessuno di essi era in grado di buscarsi da vivere.

Siamo quindi di fronte a una coppia di imprenditori, ramo materiale da costruzione e combustibili, con una impresa di famiglia che non versa in buone acque. Nonostante questo figliano come un Barbapapà qualunque

Ma, santa pazienza, se i figli t’incomodano assai, perché cavolo li hai fatti? Insomma, ci troviamo subito di fronte a una bella ventata di allegria campagnola, di quelle che piacerebbero al nostro Petrini. 

Vediamo adesso l’introduzione del nostro protagonista, il Pollicino:

Per giunta di cordoglio, il più piccino era molto delicato e non apriva mai bocca, sicchè si scambiava per grulleria quello che era un segno di bontà di cuore. Era piccolissimo, e quando venne al mondo non era mica più grosso del pollice, ed è perciò che lo chiamarono Pollicino. Questo povero bimbo era il bersaglio della casa, e sempre a lui si dava il torto. Era però il più sennato e fine di tutti i fratelli, e se poco parlava, ascoltava molto.

Il nostro eroe è quindi un disadattato, sociopatico, ai limiti dell’autismo, affetto da nanismo. Uno a metà tra Forrest Gump e Rain Man. Questo è il modello che additiamo ai mostriciattoli …

Comunque, in questo turbinio di ottimismo e spensieratezza, ecco che arriva una bella crisi economica che si abbatte su una gestione aziendale che, come abbiamo visto, già presentava diverse carenze. E allora cosa pensano i due amorevoli genitori? Ma certo! Di abbandonare i figli:

Venne una gran brutta annata, e tanta fu la carestia, che quella povera gente decise di sbarazzarsi dei piccini. Una sera che questi erano a letto, lo spaccalegna disse tutto afflitto alla moglie, seduta con lui davanti al fuoco: "Tu vedi che non possiamo più dar da mangiare ai piccini; vedermeli morir di fame sotto gli occhi non mi dà l'animo, e ho deciso di menarli domani al bosco perchè vi si sperdano”.

La moglie, per un po’, fa finta di fare resistenza, ma alla fine cede. D’altronde, quale genitore non abbandonerebbe i figli in questa occasione. Purtroppo i due non hanno tenuto conto del figlio sociopatico, che evidentemente è pure insonne:

Pollicino aveva intanto udito ogni cosa, perché essendosi accorto che discorrevano di affari, era sgusciato fuori dal suo letticciuolo e s'era insinuato sotto lo sgabello del padre.

E cosa fa il piccolo genio (fino a prova contraria)? Chiama la polizia? O almeno lo sceriffo di Sherwood? Avverte il telefono azzurro? Avvisa i fratelli e insieme fanno internare i genitori, rilevando l’azienda di famiglia e facendola diventare una multinazionale del legno, una nuova IKEA? No:

Andò subito a ricoricarsi, nè chiuse più occhio, pensando a quel che avesse da fare. Si alzò di buon mattino e se n'andò sulle rive d'un ruscello, dove s'empì le tasche di pietruzze bianche, e poi se ne tornò a casa. Si misero in cammino, e Pollicino non disse niente ai fratelli di quanto sapeva.

La mattina dopo i due genitori modello portano i figli nel bosco. E li abbandonano.

Quando si videro soli, i bambini si dettero a gridare e a piangere il più che potevano.

E qui esce il lato sadico di Pollicino:

Pollicino li lasciava gridare, ben sapendo per che via ritornare a casa; poichè cammin facendo, avea lasciato cader per terra le pietruzze portate in saccoccia. "Non abbiate paura, disse, fratelli miei; il babbo e la mamma ci han lasciati qui, ma io vi ricondurrò fino a casa: seguitemi."

I fratelli, immagino dopo aver massacrato di botte Pollicino per vendicarsi della bastardata che gli ha appena fatto, lo seguono.  Ora mi chiedo e vi chiedo: ti hanno abbandonato. Ma cosa torni a casa a fare? Cioè, cosa speri, che abbiano cambiato idea? E questo sarebbe il fratellino intelligente?

Comunque: tornano a casa. E cosa trovano? Vediamo:

Arrivati a casa dal bosco, lo spaccalegna e la moglie ricevettero dieci scudi, che da un pezzo doveano riscuotere dal signore del villaggio e sui quali non contavano più. Si sentirono rinascere, tanta era la fame che li tormentava. Il marito mandò subito la moglie dal beccaio. E poichè da molto tempo si stava digiuni, la donna comprò tanta carne che poteva bastar per sei persone non che per due.

Cioè: i due impuniti hanno appena abbandonato sette figli nel bosco perché non hanno di che mangiare, condannandoli a morire nella migliore delle ipotesi sbranati dalle belve. Trovano i soldi e tu dici: la prima cosa che penseranno è andare a recuperare i figli. Nooooooooo! Giù a mangiare ai quattro palmenti. Poi, a stomaco pieno, gli viene qualche rimorso:

Saziati che furono, disse la poveretta: "Ahimè, dove saranno ora quei poveri piccini! Che festa farebbero di questi avanzi”

Gli avanzi ?!?!? Vabbé, abbiamo capito che i due taglialegna non vinceranno il premio "genitore dell'anno 1697/8". A questo punto, tuttavia, il Perrault apre uno spaccato sociologico sul rapporto uomo/donna che, pur interrompendo il flusso narrativo, ci fa capire come le cose non siano per niente cambiate dal 1697 a oggi:

Lo spaccalegna, dalli e dalli, gli scappò la pazienza, e minacciò di batterla, se non si stava zitta. Non già che non fosse più addolorato di lei; ma la moglie ciarliera gli rompeva la testa ripetendogli che l'avea detto, ed egli era come tanti altri, cui piacciono le donne che dicono bene, ma che non possono soffrire quelle che hanno sempre ben detto.

Ed ecco che, mentre la moglie continua a struggersi e il marito a smaronarsi, con un coup de teatre degno dei migliori telefilm degli anni ottanta, i sette figli ricompaiono. I genitori sono abbastanza contenti e gli danno pure da mangiare (immagino gli avanzi di cui sopra).

Tutto bene quel che finisce bene, uno pensa. Invece no: l’incapacità imprenditoriale dei due taglialegna unita al calo del PIL ci rimette lo zampino:

La contentezza dei genitori fu grande, ma durò solo fino a che durarono i dieci scudi; finiti questi, ricaddero i poveretti nella disperazione di prima, e da capo decisero di perdere i figli, portandoli, per non mancare il colpo, molto più lontano della prima volta.

Cosa succederà adesso? lo vedremo nella prossima puntata di questa disamina del “mito” Pollicino

1 commento:

  1. ahahahahahhaha fantastico...
    Comunque è ovvio che noi sappiamo leggere tra li righe... i nani sono un pò più superficiali da quel punto di vista e omettono di capire certi dettagli più adulti... certo che letta in questa chiave c'è da mettersi le mani nei capelli!!! :)

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